Universal
Radio Date: 07/06/2013
Cristiano De Andrè – dopo ben dodici anni dall’ultimo album di inediti – pubblica il suo sesto lavoro in studio. Come in cielo così in guerra prende il titolo da un’idea di Thomas Leoncini ed arriva a distanza di tre anni dal successo di De Andrè canta De Andrè, tour documentato da due CD e da altrettanti DVD accolti con entusiasmo dal pubblico.
Il cantautore genovese torna dunque a misurarsi con la complessità dello scrivere, musica e testi, e lo fa avvalendosi in particolare della collaborazione del poeta Oliviero Malaspina, già coautore di alcuni brani dei precedenti album Sul confine e Scaramante. Da non sottovalutare è anche l’apporto derivante dalla produzione e dagli arrangiamenti di Corrado Rustici, ormai affermato discografico napoletano.
Lanciato in radio dal travolgente singolo Non è una favola, questo disco segna una svolta nella carriera artistica di Cristiano, che per la prima volta riesce in un’impresa tanto ardua quanto stimolante: tradurre in musica dubbi, tormenti e passioni in lui rinchiusi e renderli alla portata di tutti, dare loro un valore universale. Tema dominante dell’album è l’amore: quello passionale “più forte ed immenso di ogni dolore” di Ingenuo e Romantico (ma anche di Disegni nel vento); quello per i valori autentici e incontaminati di Credici, in cui canta “al valore del nulla non crederci”; l’amore paterno, cantato in Sangue del mio sangue; e l’amore per la vita, raccontato dall’esterno in Vivere. Non mancano i riferimenti ai grandi cantautori ed in particolare a Le storie di ieri di Francesco De Gregori (reinterpretata ed incisa anche da Fabrizio De Andrè), di cui riprende il verso “i nuovi capi hanno facce serene” trasformandolo in “i nuovi capi hanno le facce sempre più dure”.
Questo nuovo singolo invece, Il vento soffierà, rappresenta la versione italiana di Le vent nous portera, canzone di successo del gruppo francese Noir Dèsir, che affronta il tema del vento, inteso come forza capace di spazzare via tutto ciò che è nocivo. Il concept si chiude con la poesia cantata La bambola della discarica, una tagliente metafora della società in cui viviamo che giorno dopo giorno sta assumendo sempre di più le forme di una discarica, popolata da bambole “non più utili al mondo”, da inetti con “i piedi staccati” e “le mani bruciate”.
(Red&Blue)